lunedì 6 giugno 2011

La nascita di un bisogno - Storia della Route 66/1

Soulsby Station, 1926, la stazione di servizio piu' vecchia dell'Illinois. Le stazioni di servizio fecero la loro comparsa in America nel 1912.

La strada piu' famosa del mondo nasce ufficialmente l'11 novembre 1926, con la proclamazione da parte dello US Bureau of Public Roads. Ma la sua storia comincia a muovere i primi passi una ventina d'anni prima, spinta da un bisogno molto semplice e ancora attuale ovunque (si pensi alle discussioni in Italia sulla TAV...): quello per migliori infrastrutture.

Nei primi anni del XX secolo l'America era attraversata da una ragnatela di numerose strade in terra battuta, che collegavano le citta' piu' sviluppate della costa orientale agli avamposti del famoso West non ancora del tutto domato. In molti casi queste strade erano ancora i vecchi cammini percorsi dai coloni nella loro conquista del West, o addirittura i cammini che gli indiani d'America avevano percorso per secoli prima di essere sterminati dai nuovi arrivati.

Con lo sviluppo improvviso e rapido dell'automobile a partire dai primi del '900, la domanda da parte del pubblico americano per nuove strade asfaltate che permettessero spostamenti piu' rapidi crebbe rapidamente. D'altro canto il governo federale aveva tutto l'interesse ad appoggiare questa domanda di mobilita', che avrebbe favorito il popolamento di zone formalmente sotto controllo americano, ma di fatto ancora mezze disabitate o popolate da popolazioni non anglofone. 

Le strade di Oklahoma city, futuro snodo della Route 66, ca. 1900 (da qui)
Per capire l'impeto e la rapidita' del cambiamento introdotto dall'automobile in America in quel periodo, puo' essere utile dare un'occhiata alle date di alcune pietre miliari automobilistiche dell'epoca:
  • 1902: introduzione dei limiti di velocita' e del concetto di multa per eccesso di velocita'.
  • 1911: per la prima volta le corsie stradali vengono delimitate con della vernice: il che significa che l'asfalto era diventato cosa comune...
  • 1912: apre la prima stazione di servizio.
  • 1914: vengono introdotti per la prima volta i segnali di stop sulle strade e il semaforo.
  • 1922: apre il primo centro commerciale in periferia. Puo' sembrare strano trovare una cosa del genere inserita tra le pietre miliari dell'automobilismo, ma pensateci un attimo: fino ad allora i negozi erano sempre stati solo nei centri delle citta', dal momento che li si poteva raggiungere solo a piedi o a cavallo. L'automobile cambia il modo in cui gli americani pensano allo shopping, un cambiamento epocale che plasmera' l'archittettura delle citta' americane del futuro. 
  • 1923: viene brevettata la prima autoradio.
  • 1925: apre la Lincoln Highway, la prima autostrada coast-coast che collega New York a San Francisco. Appaiono i primi paraurti sulle auto.
  • 1928: apre la prima compagnia di autobus coast to coast.
  • 1933: aprono i primi cinema drive-in seguiti, l'anno successivo, dai primi ristoranti drive in.
I drive in, apparsi nel 1934, diventeranno una parte fondamentale del paesaggio della Route 66 (da qui)
A questo sviluppo tecnologico e sociale tumultuoso non era corrisposto uno sviluppo infrastrutturale adeguato. Tra il 1910 e i primi anni '20 del secolo scorso, molte nuove strade asfaltate furono effettivamente costruite per far fronte ai nuovi bisogni. Ma la maggior parte di questi lavori avvenne a livello locale o statale, senza un vero coordinamento federale. Il risultato fu un reticolo di strade mal collegate, mal segnalate, sconosciute a chi non fosse della zona, e che servivano principalmente bisogni locali. 

Nel 1926, per sopperire almeno parzialmente alla totale mancanza di coordinamento infrastrutturale, il governo americano lancio' un nuovo sistema di designazione numerico delle autostrade che dura tutt'ora. Questa nuova iniziative non si tramuto' immediatamente nella costruzione di nuove strade. Semplicemente, la numerazione federale venne applicata a strade che gia' esistevano, e che gia' passavano attraverso citta' e villaggi, trasformendole in strade a lunga percorrenza: il tutto si risolse nell'apporre una serie di cartelli con il nuovo numero della strada su strade che c'erano gia'. Niente a che fare con le autostrade ad accesso limitato che conosciamo oggi, sia in America sia in Italia.

Cartello originale Route 66 - A
Per intendersi: e' come se domani il governo italiano decidesse di creare un'autostrada che colleghi Reggio Calabria a Milano, e il tutto si risolvesse con l'affissione di un cartello e un numero su varie strade statali e locali che gia' esistono e che passano per Reggio Calabria e i diecimila campanili che la separano da Milano.

E' proprio cosi' che nacque la Route 66, l'11 Novembre 1926, per proclamazione da parte dello US Bureau of Public Roads: una serie di strade locali e statali, in parte gia' asfaltate, in parte no, venne “promossa” a livello di strada federale, con la semplice affissione di uno scudo con un grosso 66 nero su sfondo bianco che avrebbe dovuto guidare i viaggiatori da Chicago a Los Angeles, passando per otto stati: Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico e California.

Detta cosi' sembra facile. In realta' la scelta del nome Route 66, cosi' come la scelta del percorso, furono entrambi al centro di una lotta politica senza quartiere che per molti mesi coinvolse politici e amministratori sia locali sia federali. La Route 66 corse il rischio di non nascere o di essere chiamata “Route 62”, e di avere un percorso molto diverso.

Ma per fortuna alla fine l'uomo in questa foto qui sotto l'ebbe vinta. Chi e', perche' aveva tanto a cuore la futura Route 66, e quali problemi dovette affrontare lo scopriamo nel prossimo post.

L'uomo a cui si deve la nascita della leggenda...

11 commenti:

FB ha detto...

e si parte con la storia! Leggerò interessatissimo!!!
Se ti fa piacere, mentre sarai in viaggio, programma un paio d'ore, forse 3, da passare qui: http://garysgayparita.com/ e programma nel giorno dopo di essere in zona. Gary, gestore attuale di questo piccolo "museo" avrà un sacco di cose da raccontarti, posti dove mandarti che sono un "must" ed anche motel e ristoranti! Avevo già programmato la tappa per la sera quel giorno e ci è dispiaciuto un sacco non poter seguire i suoi consigli o ascoltare qualche storia in più! Quella zona è tra le più "ricche di storia" della route!
Saluti!!!

Demonio Pellegrino ha detto...

FB, grazie! Questi personaggi mi hanno sempre affascinato. Pare vivano per la Route 66. Sono mossi da una passione che in altri contesti sarebbe considerata una malattia!

Il Nipote ha detto...

Urge organizzarsi per l'estate 2012!!

Complimenti per il blog Demonio...in queste giornate di pioggia (Milano ne è colpita da giorni) è un dolce iacere divagare con la testa!

Il Nipote
http://nipobarsport.blogspot.com/

Il Nipote ha detto...

Ci si deve organizzare per l'estate 2012!

Il cliema tremendo di Milano aiuta a fantasticare con la mente e il tuo nuovo blog è una grand efonte di ispirazione.

Ci si sente presto...

Il Nipote
http://nipobarsport.blogspot.com/

Demonio Pellegrino ha detto...

Nipote, benvenuto! Sara' per il clima di Chicago allora che mi sono messo a fantasticare anch'io: due settimane fa nevicava (giuro!) e ora ci sono 34 gradi!

Quando vuoi batti un colpo!

Derek L. Dippon ha detto...

If you are in Oklahoma in July, you will sing a different song about the weather.

I'm looking forward to reading a different perspective and hear your thoughts as you travel. What will you be riding?

Demonio Pellegrino ha detto...

Hi Derek, welcome! I know, it is going to be HOT. This is why I am going to try and be in Oklahoma and Texas and Arizona by May, not later, in 2012.

At the moment I am riding a Harley XR1200X, which is hardly a touring bike. But I don't care. What do you ride?

Giuseppino ha detto...

Attendo una griglia dei costi, grazie.

Demonio Pellegrino ha detto...

Ciao Giuseppino, parlero' dei costi piu' avanti, ma non so ancora quando. Tu continua a visitare il blog!

Derek L. Dippon ha detto...

I'm riding a Kawasaki ZX-14, currently. I don't see why you can't make it on nearly any bike you choose - It's merely a matter of how much adventure you want, yes?

Demonio Pellegrino ha detto...

Derek, I am with you 100%: proof is, I rode my bike from Chicago to the tail of the dragon and return in 4 days...and still I had fun. Limitations are too often in the minds of the owners...